Coronavirus, gli aggiornamenti futuri per il settore e-commerce
La pubblicità digitale e la vendita al dettaglio online sono alle strette per gestire i colli di bottiglia logistici e la carenza di prodotti causata dall’emergenza coronavirus, che in questi giorni ha colpito anche l’Italia. Man mano che i casi di virus si diffondono, l’impatto commerciale potrebbe essere altrettanto ampio. Causando dei problemi economici e minor profitto per le aziende di e-commerce. Inoltre con le chiusure dei negozi e le inadempienze creditizie tra società che dipendono fortemente dalla vasta produzione dalla Cina, causano ulteriori danni e forti rallentamenti sule consegne. Alcune società, tuttavia, sembrano ben posizionate per beneficiare dei cambiamenti nel comportamento del consumatore causato dall’epidemia.
Partiamo dalla Cina…
Quando l’epidemia si è verificata in Cina, ha inavvertitamente creato un vantaggio momentaneo per il commercio online soprattutto quello elettronico poiché gli acquirenti bloccati a casa hanno acquistato i loro prodotti direttamente dal web. Le vendite di alimenti freschi sono aumentate del 215% e quasi 15.000 tonnellate vendute durante il periodo di quarantena da parte di possibili contagiati. L’epidemia ha anche innescato un picco nelle vendite online di forniture provvisorie come mascherine e disinfettanti. Preoccupati di mantenersi e di mantenere le loro famiglie al sicuro da un’epidemia virale gli utenti hanno a dir poco saccheggiato gli store on-line. Le vendite di disinfettanti prodotte dalla Dettol di proprietà di Reckitt Benckiser sono aumentate del 643% tra il 10 febbraio e il 13 febbraio e quasi tutto on-line.
Anche vantaggi dovuti all’epidemia
Ma l’impennata degli ordini online ha anche aumentato la pressione sulle aziende di produzione e in alcuni casi, questa pressione sta diventando troppo forte per le aziende e minaccia di rovesciare le loro operazioni di planning per la fornitura sia per le attività tradizionali che di quelle e-commerce. Insomma tanta domanda ma poca offerta, anzi pochissima per ora. Addirittura le rotte di trasporto sono state interrotte a causa della quarantena delle zone rosse in Cina. Mentre il personale impiegato nei magazzini per evadere gli ordini non è stato in grado quindi di evadere gli ordini ricevuti.
Uno sguardo all’Italia
Nel nostro bel paese per chi rivende prodotti non made in Cina, come l’artigianato locale, sembra non risentire di questa epidemia e per ora non si riscontrano rallentamenti e disservizi. Mentre il discorso cambia per chi ha produttori cinesi, per ora non c’è cenno di ripartenza in fase di produzione. infatti i marchi made in Italy hanno avuto un forte incremento di vendita. Dovuta anche al fatto che sulle superfici dei prodotti secondo alcuni studiosi, il virus persista fino a 9 giorni.
Anche i grandi colossi alle strette…
Persino Alibaba è alle strette. Secondo Daniel Zhang Ceo di Alibaba, ha comunicato agli investitori all’inizio del mese di aspettarsi un crollo delle vendite e forti ritardi dal suo e-commerce a causa dell’epidemia di coronavirus. E questo, per motivi di sicurezza, impedisce ai suoi dipendenti di elaborare e consegnare gli ordini ricevuti. Amazon ha comunicato a tutti suoi clienti che non potrà assumersi tutti gli impegni sui ritardi della sua logistica. Anche Wish, TomTop e Gearbest in difficoltà.
Conclusione
Non è la prima volta che questo tipo di interruzioni ha colpito i rivenditori e i loro clienti. Molto prima di questo focolaio, il virus SARS nel 2003 ha rappresentato una svolta sia per Alibaba che per Tencent. All’epoca, il commercio elettronico era relativamente primitivo, ma poiché l’epidemia aveva lasciato molti fornitori cinesi con pochi prodotti per i loro negozi fisici, molti si sono rivolti alle piattaforme online che non erano state costrette a chiudere e da li la svolta. E quindi non tutti i mali vengono per nuocere.